8 luglio 2015

Piero Roullet (#HotelBellevue): «Oggi non basta essere bravi, bisogna farlo sapere al mondo»

La famiglia Roullet
Intervista a Piero Roullet del Bellevue di Cogne.

Ci incontriamo per un lieto evento. Il Bellevue ha festeggiato novant'anni di vita. Come avete celebrato la ricorrenza?
L'abbiamo celebrato in famiglia come si fa di solito nelle ricorrenze importanti. La famiglia di un albergo è data dai suoi ospiti, da qualche amico, da qualche giornalista, da qualche persona affezionata, ma soprattutto da tutto lo staff dell'albergo, tutti coloro che da tempo si occupano di questa antica casa.

Avete realizzato anche un libro...
Con l'occasione abbiamo pubblicato il nostro terzo libro, pubblicato dalla Tipografia Valdostana. E' un libro un po' strano in quanto riguarda gli arredi e le raccolte di questa casa. I vecchi di solito hanno raccolto da qualche parte ed esposto la storia di una vita e quindi è la storia di 90 anni di una casa in montagna, in Valle d'Aosta...

Un po' un museo, anche se vivo...
Ci sono delle cose che ci piacciono e che provengono dalla nostra cultura. Io personalmente provengo da una famiglia di agricoltori, di allevatori, di produttori di fontina e, quindi, è chiaro che per quanto mi riguarda mi piacciono le cose che sono legate a quel mondo.

Ci racconti la storia del Bellevue...
E' una storia che parte dal lontano '25. Era appena finita la prima Guerra mondiale, era appena passata la terribile epidemia di Spagnola e c'erano chiari di luna non molto limpidi nel mondo politico e, soprattutto nell'economia. Era appena salito al potere Mussolini e nel giro di pochi anni sarebbe avvenuto il dramma del '29 negli Stati Uniti con ripercussioni in Italia. Il Bellevue è nato per iniziativa di due signori che a Gressan erano proprietari e gestori della privativa Tabacchi, quei negozi dove vendevano sali, tabacchi e tutto quanto era necessario alla sopravvivenza. Questi signori si sono decisi con altri colleghi a costruire un albergo a Cogne. Due si sono poi ritirati per varie ragioni, ma credo soprattutto spaventati dall'investimento economico, mentre il terzo si è buttato nell'impresa cercando di fare in quel momento un albergo di qualità e allora è andato Nizza ha cercato un aiuto cuoco e un cameriere e li ha assunti come chef di cucina e direttore d'albergo e si è lanciato in questa avventura che continua tuttora. Ovviamente ci sono state vicende familiari, è passata la guerra. Ma perchè a Cogne e perchè allora? Ma è semplice. A quel tempo a Cogne c'era la grande espansione della miniera e quindi gli alberghi lavoravano nei mesi estivi per i turisti e il resto dell'anno operavano quasi come foresteria della miniera e quindi c'era possibilità di lavorare, di sopravvivere, di ripagarsi gli investimenti fatti senza bisogno di vendere la propria terra e questa è l'economia di Cogne.

Quali sono gli ingredienti fondamentali della buona accoglienza turistica oggi?
Io non lo so quali sono. Fondamentale di sicuro è la grande attenzione al cliente. Il nostro albergo si distingue per non voler essere di lusso ma alla continua ricerca - spasmodica oserei dire - della qualità. E quindi attenzione, capacità di rinnovarsi, capacità di cambiare, di ascoltare i tempi che cambiano e perché no anche capacità di sentire la moda senza uniformarsi alla grande strada. A Cogne e in montagna non possiamo di certo competere con gli alberghi delle grandi stazioni alpine, quelli che i ci sono a Cauchevel, Saint-Moritz o Cortina. Noi dobbiamo avere la nostra personalità. Più modesta, più legata alla natura, più legata all'ambiente, più legata all'aria buona, al Parco Nazionale del Gran Paradiso e più legati anche al montanaro.

Voi fate parte di una rete di alberghi di alta qualità come quella dei Relais Château, quanto è importante il fare rete a livello internazionale, ma pure a livello locale, penso alla realtà di Cogne...
La rete diventa fondamentale per alcuni motivi. Prima di tutto perché noi sappiamo che nel mondo del turismo a fronte di una crescita della domanda c'è una crescita ancora più ampia dell'offerta e quindi quando l'offerta supera la domanda tutto si fa più difficile e dobbiamo stare molto attenti. Tutto il mondo investe nel settore alberghiero. Il problema della qualità è legato alla conoscenza. Non serve o non basta essere bravi a cucinare, a vendere, a costruire, a produrre bisogna farlo sapere al mondo e il modo più semplice ed efficace è quello di entrare in una rete, farsi conoscere da un gruppo di persone, di alberghi, di operatori, che abbiano le stesse caratteristiche, la stessa sensibilità, gli stessi obiettivi, ma non soltanto deve essere un gruppo di operatori che siano amici, che si incontrino, che mettano insieme le loro esigenze, i loro problemi, che condividano le loro difficoltà e si aiutino anche nelle cose più semplici, più banali dalla formazioni dei collaboratori allo scambio. L'inseguimento continuo degli obiettivi e delle tendenze del turismo è aiutato dal far parte di una rete.

La nuova Funivia del Bianco quanto può essere un elemento catalizzatore di Turismo a livello mondiale?
Credo che sarà un formidabile elemento di conoscenza della Valle d'Aosta. Io vi parlo in questo momento proprio dalle Funivia dove abbiamo preparato l'accoglienza per la visita del Presidente e Renzi e posso dire che queste funivie sono così grandiose, emozionanti, così al di fuori da quanto uno si aspetta da un impianto funiviario e non son solo per l'ambiente, per la montagna più alta d'Europa, per la neve, per il dente del Gigante che sembra quasi di toccare con la mano, ma per questa genialità architettonica, per questa modernità di espressione, per questa grandiosità di elementi. Questa è veramente la cattedrale moderna, la cattedrale del terzo millennio. E senza ombra di dubbio questo è il più bell'impianto funiviario del mondo e penso che lo sarà per i prossimi anni anche perché al momento non mi risulta che ci sia nulla in costruzione nel mondo di lontanamente simile a questo. E quindi non soltanto tutta la Valle d'Aosta ne avrà dei benefici, Cogne compresa, ma di sicuro tutte le Alpi, o per lo meno quelle occidentali.

Renzi è stato in Valle il 23 giugno per inaugurare proprio la funivia che cosa vorrebbe chiedergli per il turismo in Italia?
Vorrei prima di tutto spiegare al Presidente come anche in questa Italia litigiosa, cattiva ed egoista, anche in questa Europa che non riesce ad andare d'accordo si possono fare delle costruzioni immense, grandiose, consegnandole prima dei tempi previsti, realizzandole senza nessuno scandalo e nessuna ruberia. E poi vorrei che fosse data la possibilità agli operatori del turismo di lavorare seriamente, di occuparci delle nostre aziende, invece noi dobbiamo occuparci essenzialmente di una burocrazia insostenibile, soffocante e che sta obbligando buona parte delle nostre aziende a chiudere in quanto non si può vivere rincorrendo delle norme di burocrazia assurde, complesse, costosissime e in continua mutazione.

Altre novità in vista per il Bellevue?
Il Bellevue ha naturalmente sempre dei nuovi progetti in corso. In questo momento ci stiamo impegnando nel settore del risparmio energetico e al miglioramento del clima. Stiamo studiando un impianto di teleriscaldamento per ridurre da cinque ad una le caldaie, per evitare l'utilizzo di combustibili fossili, per passare al pellet. E stiamo poi cercando anche di migliorare l'offerta attraverso la creazione di suite di ultima generazione che ci auguriamo abbiano un buon impatto con i clienti. Se da una parte dobbiamo trasmettere la nostra storia, la nostra tradizione, dall'altra parte dobbiamo sempre essere innovativi. La tradizione, l'innovazione non possono che essere obiettivi ugualmente importanti per la nostra casa.

Un sogno imprenditoriale da realizzare?
Da un lato costruire delle aziende sempre più solide, sempre meno legate alla persona e alla famiglia, dall'altro che la famiglia possa comunque continuare questa attività. Noi siamo alla quarta generazione. Si stanno affacciando i miei nipoti che sono la quinta, mi auguro che l'azienda possa proseguire in mano loro, ma questo non dipende da noi.

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