11 luglio 2012

Consiglio di Territorio Unicredit: la Valle d'Aosta e il benchmark di riferimento dell'Alto Adige

Da sinistra Gabriella Morelli, Miriana Detti, Vladimiro Rambaldi, Luisa Vuillermoz e C ostantino Charrère
Si è parlato di turismo questo pomeriggio, nella  Sala colonna della Pépinière d’Entreprises Espace Aosta, in Via Lavoratori Vittime del Col Du Mont, 24, ad Aosta, in un incontro organizzato dal  Consiglio di Territorio Valle d’Aosta di UniCredit e lo si è fatto in una maniera nuova. Il tema? Dal business del passaggio al business dell'attrattività.


Un gruppo nutrito di operatori ed esperti riuniti intorno ad un tavolo rettangolare senza sostanziali gerarchie, fatta eccezione per il ruolo di moderatrice di Luisa Vuillermoz e del padrone di casa di Vladimiro Rambaldi di Unicredit. Qualche riflettore in più su Costantino Charrère che con Vuillermoz e Massimo Lévêque, quest'ultimo assente all'incontro, fanno parte del gruppo che ha preparato questo primo incontro. Senza dimenticare il ruolo fondamentale di Salvatore Cominu del Gruppo Aster di Aldo Bonomi (anche lui in futuro della partita) che ha inquadrato il benchmark di riferimento, cioè l'offerta altoatesina. Tutti i dati mostrano un'offerta valdostana in calo e una altoatesina in costante ascesa sul fronte presenze sia italiane che straniere. Nel 2003 le presenze in Valle erano 3,49 milioni nel 2010 sono 3,1. A Trento 13,8 contro 15,19 e a Bolzano 25,6 contro 28,5.  Fra i dati più critici quello della permanenza: se a Bolzano la vacanza media dura 5 giorni a Trento è 4,75 e ad Aosta 3,35 contro una media nazionale di 3,80. Anche sul fronte della destagionalizazione Bolzano presenta un distribuzione del turismo lungo tutto l'anno contro la specializzazione valdostana tutta invernale. Elemento che nasce anche dalla forte presenza di clientela tedesca che sostanzialmente va in vacanza in qualunque momento dell'anno.


Per Cominu tuttavia il gap con l'Alto Adige non nasce soltanto da elementi oggettivi. Il ricercatore arriva a sostenere che «non si tratta di un problema di qualità dell'offerta, ma di articolazione e differenziazione. E' come se la Valle d'Aosta non avesse completato pienamente il passaggio dal fordismo all'economia delle esperienze che sono frammentate, tribalizzate. Mentre l'offerta in Alto Adige è più variegata. Maggiore è il numero di canali, maggiore è la possibilità di intercettare tutte le tendenze del turismo contemporaneo».


Quella di oggi è stata sostanzialmente, come spiegato dalla Vuillermoz, la prima tappa di un viaggio che dopo aver definito lo stato dell'arte dell'offerta valdostana, punta sul confronto con la realtà della Provincia di Bolzano, grazie al locale Consiglio di territorio, attraverso una study-visit composta da una delegazione di una quindicina di persone, per concludere con un momento di restituzione in autunno, nell'Aula Magna dell'Università, con l'intervento del già citato professor Bonomi, e, in loco, dei professori Federico Visconti e Carmine Tripodi dell'Università valdostana. Presenti allo stesso tavolo Gabriella Morelli e Miriana Detti, rispettivamente Capo del servizio marketing, studi e progetti speciali dell'Assessorato al Turismo della Valle d'Aosta e direttrice dell'Office du Tourisme che si sono confrontate con competenza e disponibilità in un dibattito sicuramente molto aperto e franco. Per Morelli, in particolare, «la Valle d'Aosta fa numeri sommando nicchie. E il lavorare nelle nicchie è maggiormente impegnativo. Pubblicità e promozione vanno devono essere diverse e per ogni nicchia occorre una struttura organizzata. Si tratta di un percorso cominciato ma non ancora consolidato».


                                                                                            (continua domani con un altro post)

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